Dal 26 Novembre 2021 al 26 Febbraio 2022
GENOVA
LUOGO: Museo Diocesano,
INDIRIZZO: Via Tommaso Reggio 20r
ORARI: lunedì: 10.00-13.00; giovedì: 14.30-18.00; venerdì: 14.30-18.00; sabato: 14.30-18.00
CURATORI: Andrea B. Del Guercio
ENTI PROMOTORI:
Comune di Genova
Archivio Giannetto Fieschi
COSTO DEL BIGLIETTO: € 8 intero, € 6 ridotto
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 010 2475127
SITO UFFICIALE: http://www.museodiocesanogenova.it
Nel centenario della nascita dell’illustre pittore ed incisore Giannetto Fieschi (Zogno, 1921 – Genova, 2010) Genova si appresta a rendergli omaggio con una serie di mostre: prima tappa del grande progetto espositivo “Giannetto Fieschi. Un’Esposizione Antologica” è la mostra “Giannetto Fieschi. Dentro al Sacro” ospitata presso il Museo Diocesano di Genova dal 27 novembre 2021 al 26 febbraio 2022 e che sarà inaugurata venerdì 26 novembre alle ore 18.00.
Promossa dal Comune di Genova e dall’Archivio Giannetto Fieschi, l’esposizione, a cura di Andrea B. Del Guercio, attraverso venti grandi opere pittoriche, disegni e incisioni, permette di incontrare e riconoscere in una pittura che si è trasformata nel tempo, dalla dimensione espressionista a quella centrata sull'analiticità del disegno, polimaterica a sperimentale nella definizione strutturale, soggetti e figure isolate, da Santa Lucia a Santa Caterina Fieschi, ad eventi che raccontano 'stazioni' della Via Crucis.
Come sottolinea Paola Martini, Conservatore del Museo Diocesano, “la mostra dedicata a Giannetto Fieschi si inserisce in quel processo di avvicinamento tra la collezione museale e l’arte contemporanea che il Museo Diocesano ha avviato da tempo e con convinzione, non solo per fare esperienza di «una sorta di “genere” che si può scegliere di prendere in considerazione oppure no». Proprio per il suo intrinseco legame con un territorio da cui trae linfa d’arte e di storia, un museo, ancor più se di ispirazione religiosa, non può esimersi dal confronto con il presente, fino al ‘passato prossimo’, per riannodare i fili di una comunicazione che nei passati decenni si è quasi completamente annebbiata.”
La mostra
All'interno della vasta e insistita produzione di Giannetto Fieschi si trova un articolato nucleo di opere riconducibili all’ampia dimensione dell'arte cristiana, alla ricchezza del suo patrimonio, alla pluralità dei suoi soggetti, con diversi approfondimenti iconografici, testimoni di un processo di rilevazione e ricerca in ambito teologico, rivisitazione e rielaborazione dei processi esperienziali. “Il Museo Diocesano di Genova ospita in maniera mirata una accurata scelta di opere con l'obiettivo di sottolineare un rapporto di continuità tra passato e presente, tra le stagioni antiche e quelle moderne dell'Arte Sacra Moderna e Contemporanea. La successione delle sale espositive, la presenza di opere 'storiche' appartenenti al patrimonio artistico genovese, avvalorano una scelta tesa a imprimere nel fruitore la 'processualità' della percezione, offrendo momenti di sosta mirata opera per opera; l'obiettivo è quello di invitare al confronto con l'insieme e alla scoperta del particolare, alla ricerca della contaminazione tra un polittico devozionale del '500 e l'intensità espressionista di Giannetto Fieschi.” (A. B. Del Guercio).
La scelta delle opere, tendenzialmente di grande formato secondo il principio delle 'pale d'altare', risponde all'osservazione di quella vera e propria ‘dimensione complessa’ con cui Giannetto Fieschi affronta, lungo l'intero arco della sua vita, l'ambito esperienziale del Sacro, riconoscendolo all'interno del patrimonio artistico-culturale ed aprendo un confronto con la storia dell'arte occidentale cristiana.
Così, infatti, lo stesso Giannetto Fieschi: “la consapevolezza di una condizione mentale internata nella confusione, come quella della religione, eccita la mia tensione formale verso il mio fine di un’epistemologia intesa nello stile […] Lo stadio ch’io contemplo e in cui m’intendo senza scienza è il più puramente primitivo e barbarico della religione, magico ma ancora senza cabala e senza superstizione, quello intimo, iniziale ed elementare, dove conta eminentemente la morte – sebbene io me lo configuri assoluto e cattolico perché, tenendo a perno l’umanità, l’imperio teocratico là oscilla in una con l’altro estremo, quello della carità: e là vita, morte, merito e peccato sono passioni e come tali conoscono in me una legge estetica.”
Il visitatore scoprirà nello scrigno del Museo Diocesano di Genova come la storia dell'arte non sia da rinchiudere in una cronologia ma quanto possa essere vissuta e rivissuta, rigenerata perfino attraverso una frequentazione fatta di sensibilità e di cultura personale. Accanto alle grandi tele, a soggetti e temi che fanno parte della cultura delle immagini, tra figure di Santi a tutti noti ed eventi miracolosi e drammatici, si potranno scoprire la raffinata cultura ‘antica’ del disegno e la forza espressiva delle tecniche grafiche, dall'incisione alla serigrafia, dai piccoli ai grandi formati.
Il visitatore vedrà dunque alternarsi alle opere di Fieschi, gli oggetti antichi della collezione permanente in un dialogo armonico e atemporale: “attraverso l’accostamento del linguaggio artistico contemporaneo alle opere ‘antiche’ del percorso museale consueto, è stato possibile, di volta in volta, individuarne le attinenze o la distanza formale ed estetica, ma anche cogliere in entrambe il riferimento a temi che uniscono la spiritualità cristiana e il portato esistenziale dell’uomo.” (P. Martini).
Non è stato seguito un restrittivo processo cronologico, scegliendo di rispettare dell'autore l'azione operativa in costante trasformazione e rinnovamento, osservando e sottolineando un processo di attraversamento di quell'ampio patrimonio iconografico, verificando il superamento di condizioni prestabilite. “Lo stato dell'arte contemporanea si manifesta perfettamente ed esemplarmente nel processo espressivo di Fieschi ponendolo in posizione di continuità ma anche di anticipazione della storia e dei suoi attuali sviluppi; un procedere ‘rischioso’ in cui l'eredità dell'arte produce la sua attualità.” (A. B. Del Guercio).
Giannetto Fieschi nasce a Zogno, in Val Brembana, in provincia di Bergamo, il 10 giugno 1921. Il padre è un eminente e innovatore chirurgo; la madre è Gina Levi. Discendono dalla storica famiglia genovese medievale dei Fieschi, Conti di Lavagna, che ha dato alla storia della Chiesa Santa Caterina Fieschi, due beati, due pontefici, numerosi cardinali, vescovi, ammiragli, ma anche patrioti, mecenati e benefattori. Nel 1931 il padre si trasferisce a Genova portando con sé la famiglia. Nel 1935 Fieschi frequenta il Ginnasio a Genova e quindi il Liceo Classico ma dedicandosi già al disegno e all’incisione. Incontra Paul Klee nel 1937 durante una villeggiatura estiva ad Aflenz, in Stiria. Conseguita la maturità classica intraprende, sollecitato anche dal padre, gli studi di medicina nell’Università di Genova. Nel 1941 è richiamato sotto le armi e milita per oltre quattro anni come sergente; nel 1945, rientrato a Genova, seguita a frequentare la Facoltà di Medicina ma tralascia gli studi tra il 1951 e gli anni seguenti per dedicarsi interamente al lavoro artistico. Partecipa nel 1946 alla Mostra Nazionale di Arte sociale, in Palazzo Ducale a Genova. Giulio Carlo Argan, che rappresenta per Fieschi per oltre un decennio un sostegno, visita il suo studio. Nel 1948 espone per la prima volta nella XXIV Biennale di Venezia e nuovamente nel 1950 richiamando l’attenzione di Giorgio Morandi, Roberto Longhi e Francesco Arcangeli. Nel 1951 vince una borsa di studio del governo francese per soggiornare a Parigi. Alla Sorbona compie ricerche sulla semantica e la grafica medievali. L’anno dopo, sempre con l’appoggio di Giulio Carlo Argan, vince una borsa di studio del governo spagnolo per soggiornare in Spagna. A Barcellona sviluppa buona parte del ciclo di dipinti della Via Crucis che espone a Parigi nel 1953. In quello stesso anno una nuova borsa di studio lo porta a New York, dove segue corsi di incisione e serigrafia. Rientrato in Italia, insegna presso il Liceo Artistico a Genova. Nel 1958 si sposa, a Genova, con Rosina De Battista; ne nasceranno due figli, Limbania e Ibleto. Ritorna negli U.S.A. per dirigere il Department of Fine Arts dell’University of the South nel Tennessee fino al 1961 quando ritorna a Genova. Nella XXXII Biennale di Venezia del 1964, espone il grandissimo dipinto Dall’alto del patibolo Antonio Lorenzo Lavoisier dimostra e proclama l’indistruttibilità della materia che subisce la censura del Patriarca di Venezia, oggi di proprietà dell'Archivio Fieschi. Nel maggio del 1965 una importante personale a Roma, a La Nuova Pesa, accresce il dibattito critico intorno al suo lavoro. Negli anni Sessanta e Settanta la sua attività di mostre personali in Italia è molto intensa. Del suo lavoro si interessano tra gli altri Francesco Arcangeli, Antonio Del Guercio, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Renato Barilli, Mario De Micheli, Francesco Vincitorio, Raffaele De Grada, Renato Guttuso, Giuliano Briganti.
Nel 1972 prende parte alla X Quadriennale Nazionale d’Arte a Roma e a Immagine per la città, in Palazzo Reale, a Genova, con i sei riquadri pittorici gigantografici del Leviatano. Nel 1980 gli è assegnata la cattedra di Tecniche dell’incisione all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, che ricoprirà fino al 1995. Esposizione Antologica alla Galleria Comunale d'Arte Moderna di Forte dei Marmi (Lu) nel 1981 a cura di Andrea Del Guercio e nel 1983 Rossana Bossaglia lo invita alla mostra Il Pop Art e l’Italiaal Castello Visconteo di Pavia. Tre anni dopo una grande antologica del suo lavoro è proposta a Genova, nel Museo di Villa Croce e nel Museo di Sant’Agostino, e prende parte alla XI Quadriennale Nazionale d’Arte, a Roma. Nel 1992 Enrico Crispolti ripropone la Via Crucis nell’ambito della Quinta Biennale d’Arte Sacra. Beata Passio, a San Gabriele (Teramo). Nel 1996 nasce il progetto di una consistente donazione di dipinti per il Museo Civico di San Remo e nel 1999 nuova grande donazione per la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di San Gimignano. Muore a Genova il 15 marzo 2010.
Promossa dal Comune di Genova e dall’Archivio Giannetto Fieschi, l’esposizione, a cura di Andrea B. Del Guercio, attraverso venti grandi opere pittoriche, disegni e incisioni, permette di incontrare e riconoscere in una pittura che si è trasformata nel tempo, dalla dimensione espressionista a quella centrata sull'analiticità del disegno, polimaterica a sperimentale nella definizione strutturale, soggetti e figure isolate, da Santa Lucia a Santa Caterina Fieschi, ad eventi che raccontano 'stazioni' della Via Crucis.
Come sottolinea Paola Martini, Conservatore del Museo Diocesano, “la mostra dedicata a Giannetto Fieschi si inserisce in quel processo di avvicinamento tra la collezione museale e l’arte contemporanea che il Museo Diocesano ha avviato da tempo e con convinzione, non solo per fare esperienza di «una sorta di “genere” che si può scegliere di prendere in considerazione oppure no». Proprio per il suo intrinseco legame con un territorio da cui trae linfa d’arte e di storia, un museo, ancor più se di ispirazione religiosa, non può esimersi dal confronto con il presente, fino al ‘passato prossimo’, per riannodare i fili di una comunicazione che nei passati decenni si è quasi completamente annebbiata.”
La mostra
All'interno della vasta e insistita produzione di Giannetto Fieschi si trova un articolato nucleo di opere riconducibili all’ampia dimensione dell'arte cristiana, alla ricchezza del suo patrimonio, alla pluralità dei suoi soggetti, con diversi approfondimenti iconografici, testimoni di un processo di rilevazione e ricerca in ambito teologico, rivisitazione e rielaborazione dei processi esperienziali. “Il Museo Diocesano di Genova ospita in maniera mirata una accurata scelta di opere con l'obiettivo di sottolineare un rapporto di continuità tra passato e presente, tra le stagioni antiche e quelle moderne dell'Arte Sacra Moderna e Contemporanea. La successione delle sale espositive, la presenza di opere 'storiche' appartenenti al patrimonio artistico genovese, avvalorano una scelta tesa a imprimere nel fruitore la 'processualità' della percezione, offrendo momenti di sosta mirata opera per opera; l'obiettivo è quello di invitare al confronto con l'insieme e alla scoperta del particolare, alla ricerca della contaminazione tra un polittico devozionale del '500 e l'intensità espressionista di Giannetto Fieschi.” (A. B. Del Guercio).
La scelta delle opere, tendenzialmente di grande formato secondo il principio delle 'pale d'altare', risponde all'osservazione di quella vera e propria ‘dimensione complessa’ con cui Giannetto Fieschi affronta, lungo l'intero arco della sua vita, l'ambito esperienziale del Sacro, riconoscendolo all'interno del patrimonio artistico-culturale ed aprendo un confronto con la storia dell'arte occidentale cristiana.
Così, infatti, lo stesso Giannetto Fieschi: “la consapevolezza di una condizione mentale internata nella confusione, come quella della religione, eccita la mia tensione formale verso il mio fine di un’epistemologia intesa nello stile […] Lo stadio ch’io contemplo e in cui m’intendo senza scienza è il più puramente primitivo e barbarico della religione, magico ma ancora senza cabala e senza superstizione, quello intimo, iniziale ed elementare, dove conta eminentemente la morte – sebbene io me lo configuri assoluto e cattolico perché, tenendo a perno l’umanità, l’imperio teocratico là oscilla in una con l’altro estremo, quello della carità: e là vita, morte, merito e peccato sono passioni e come tali conoscono in me una legge estetica.”
Il visitatore scoprirà nello scrigno del Museo Diocesano di Genova come la storia dell'arte non sia da rinchiudere in una cronologia ma quanto possa essere vissuta e rivissuta, rigenerata perfino attraverso una frequentazione fatta di sensibilità e di cultura personale. Accanto alle grandi tele, a soggetti e temi che fanno parte della cultura delle immagini, tra figure di Santi a tutti noti ed eventi miracolosi e drammatici, si potranno scoprire la raffinata cultura ‘antica’ del disegno e la forza espressiva delle tecniche grafiche, dall'incisione alla serigrafia, dai piccoli ai grandi formati.
Il visitatore vedrà dunque alternarsi alle opere di Fieschi, gli oggetti antichi della collezione permanente in un dialogo armonico e atemporale: “attraverso l’accostamento del linguaggio artistico contemporaneo alle opere ‘antiche’ del percorso museale consueto, è stato possibile, di volta in volta, individuarne le attinenze o la distanza formale ed estetica, ma anche cogliere in entrambe il riferimento a temi che uniscono la spiritualità cristiana e il portato esistenziale dell’uomo.” (P. Martini).
Non è stato seguito un restrittivo processo cronologico, scegliendo di rispettare dell'autore l'azione operativa in costante trasformazione e rinnovamento, osservando e sottolineando un processo di attraversamento di quell'ampio patrimonio iconografico, verificando il superamento di condizioni prestabilite. “Lo stato dell'arte contemporanea si manifesta perfettamente ed esemplarmente nel processo espressivo di Fieschi ponendolo in posizione di continuità ma anche di anticipazione della storia e dei suoi attuali sviluppi; un procedere ‘rischioso’ in cui l'eredità dell'arte produce la sua attualità.” (A. B. Del Guercio).
Giannetto Fieschi nasce a Zogno, in Val Brembana, in provincia di Bergamo, il 10 giugno 1921. Il padre è un eminente e innovatore chirurgo; la madre è Gina Levi. Discendono dalla storica famiglia genovese medievale dei Fieschi, Conti di Lavagna, che ha dato alla storia della Chiesa Santa Caterina Fieschi, due beati, due pontefici, numerosi cardinali, vescovi, ammiragli, ma anche patrioti, mecenati e benefattori. Nel 1931 il padre si trasferisce a Genova portando con sé la famiglia. Nel 1935 Fieschi frequenta il Ginnasio a Genova e quindi il Liceo Classico ma dedicandosi già al disegno e all’incisione. Incontra Paul Klee nel 1937 durante una villeggiatura estiva ad Aflenz, in Stiria. Conseguita la maturità classica intraprende, sollecitato anche dal padre, gli studi di medicina nell’Università di Genova. Nel 1941 è richiamato sotto le armi e milita per oltre quattro anni come sergente; nel 1945, rientrato a Genova, seguita a frequentare la Facoltà di Medicina ma tralascia gli studi tra il 1951 e gli anni seguenti per dedicarsi interamente al lavoro artistico. Partecipa nel 1946 alla Mostra Nazionale di Arte sociale, in Palazzo Ducale a Genova. Giulio Carlo Argan, che rappresenta per Fieschi per oltre un decennio un sostegno, visita il suo studio. Nel 1948 espone per la prima volta nella XXIV Biennale di Venezia e nuovamente nel 1950 richiamando l’attenzione di Giorgio Morandi, Roberto Longhi e Francesco Arcangeli. Nel 1951 vince una borsa di studio del governo francese per soggiornare a Parigi. Alla Sorbona compie ricerche sulla semantica e la grafica medievali. L’anno dopo, sempre con l’appoggio di Giulio Carlo Argan, vince una borsa di studio del governo spagnolo per soggiornare in Spagna. A Barcellona sviluppa buona parte del ciclo di dipinti della Via Crucis che espone a Parigi nel 1953. In quello stesso anno una nuova borsa di studio lo porta a New York, dove segue corsi di incisione e serigrafia. Rientrato in Italia, insegna presso il Liceo Artistico a Genova. Nel 1958 si sposa, a Genova, con Rosina De Battista; ne nasceranno due figli, Limbania e Ibleto. Ritorna negli U.S.A. per dirigere il Department of Fine Arts dell’University of the South nel Tennessee fino al 1961 quando ritorna a Genova. Nella XXXII Biennale di Venezia del 1964, espone il grandissimo dipinto Dall’alto del patibolo Antonio Lorenzo Lavoisier dimostra e proclama l’indistruttibilità della materia che subisce la censura del Patriarca di Venezia, oggi di proprietà dell'Archivio Fieschi. Nel maggio del 1965 una importante personale a Roma, a La Nuova Pesa, accresce il dibattito critico intorno al suo lavoro. Negli anni Sessanta e Settanta la sua attività di mostre personali in Italia è molto intensa. Del suo lavoro si interessano tra gli altri Francesco Arcangeli, Antonio Del Guercio, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Renato Barilli, Mario De Micheli, Francesco Vincitorio, Raffaele De Grada, Renato Guttuso, Giuliano Briganti.
Nel 1972 prende parte alla X Quadriennale Nazionale d’Arte a Roma e a Immagine per la città, in Palazzo Reale, a Genova, con i sei riquadri pittorici gigantografici del Leviatano. Nel 1980 gli è assegnata la cattedra di Tecniche dell’incisione all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, che ricoprirà fino al 1995. Esposizione Antologica alla Galleria Comunale d'Arte Moderna di Forte dei Marmi (Lu) nel 1981 a cura di Andrea Del Guercio e nel 1983 Rossana Bossaglia lo invita alla mostra Il Pop Art e l’Italiaal Castello Visconteo di Pavia. Tre anni dopo una grande antologica del suo lavoro è proposta a Genova, nel Museo di Villa Croce e nel Museo di Sant’Agostino, e prende parte alla XI Quadriennale Nazionale d’Arte, a Roma. Nel 1992 Enrico Crispolti ripropone la Via Crucis nell’ambito della Quinta Biennale d’Arte Sacra. Beata Passio, a San Gabriele (Teramo). Nel 1996 nasce il progetto di una consistente donazione di dipinti per il Museo Civico di San Remo e nel 1999 nuova grande donazione per la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di San Gimignano. Muore a Genova il 15 marzo 2010.